Bonus benzina e buoni pasto: quanto costano alle aziende

Bonus benzina e buoni pasto sono misure previste dall’ordinamento italiano che permettono alle aziende di erogare benefit ai propri dipendenti per sostenere le spese per il carburante e per la pausa pranzo. Nel primo caso il provvedimento è entrato in vigore da poche settimane e le imprese potranno usufruirne fino al 12 gennaio 2023 (salvo eventuali proroghe). Il ticket restaurant è invece impiegato già da diversi anni e per il momento non è prevista una sua cessazione. 

Si tratta di importanti vantaggi sia per le aziende che per i lavoratori, poiché su questi importi non bisogna pagare le tasse. Le imprese possono scaricare i costi, i dipendenti hanno diritto al contributo “pieno” senza dover versare dei contributi. Il bonus carburante è fino a 200 euro, mentre i buoni pasto sono disponibili in più tagli e sono esentasse fino a 8 euro (per quanto riguarda gli elettronici). Diamo uno sguardo dettagliato alle varie misure, a chi ne ha diritto e a come funzionano nello specifico. 

Chi ha diritto al bonus benzina e come si ottiene? La misura esentasse per aziende e lavoratori 

Le aziende private possono decidere di sostenere i propri dipendenti nel fronteggiare l’aumento per le spese del carburante auto, spesso necessario per recarsi sul posto di lavoro. Le imprese che decidono di erogare questo contributo di massimo 200 euro possono dedurlo interamente dal reddito su cui pagano le imposte. Il bonus benzina può essere erogato da imprese private e da lavoratori autonomi che abbiano dipendenti. 

I beneficiari possono essere esclusivamente i lavoratori che percepiscono uno stipendio da dipendenti. Va precisato che il sostegno non è considerato reddito imponibile, dunque è una cifra esentasse proprio come lo è per l’azienda che decide di assegnarlo a propri collaboratori. I buoni vengono assegnati tramite ticket cartacei o elettronici spendibili esclusivamente presso i distributori per il rifornimento di carburante, non si tratta dunque di soldi aggiuntivi in busta paga che il lavoratore può spendere a propria discrezione. 

Il bonus benzina non deve essere richiesto dal lavoratore, ma spetta all’azienda decidere se erogarlo o meno. Tra l’altro l’impresa può scegliere liberamente le persone a cui destinarlo, non si tratta di un sostegno percepito obbligatoriamente dall’intera popolazione aziendale. L’erogazione è possibile durante il 2022 e nei primi 12 giorni del 2023, a prescindere dal momento del reale utilizzo da parte del dipendente.

Chi ha diritto ai buoni pasto? Come funzionano i ticket, i vantaggi per i dipendenti e le imprese 

I buoni pasto rappresentano un benefit per i lavoratori, che possono impiegarli in bar e ristoranti per pranzare e cenare, ma anche per fare la spesa al supermercato o anche per il food delivery. Le aziende che decidono di adottare questa misura si garantiscono importanti vantaggi dal punto di vista fiscale. 

Il ticket restaurant è disponibile in modalità cartacea e nella versione elettronica, quella ormai più utilizzata e più pratica. Tra l’altro c’è un’importante differenza tra le due formule: quelli cartacei rimangono detassati per i dipendenti fino a 4 euro, mentre gli elettronici non sono soggetti a trattenute fino a 8 euro. 

Le aziende possono portare in deduzione il costo dei buoni pasto al 100% e recuperare tutta l’IVA. Le imprese hanno così la possibilità di scaricare i costi e di avere un risparmio rispetto all’erogazione di un’indennità in busta paga. Per i liberi professionisti e le ditte individuali senza dipendenti, invece, la deduzione è fino al 75% e la detraibilità dell’IVA è del 100%. 

Va precisato che l’utilizzatore riceve un servizio sostituivo di mensa dell’importo esatto del valore facciale del buono (che è già comprensivo dell’IVA). I tagliandi non sono cedibili né cumulabili oltre il limite di otto o convertibili in denaro. Se i buoni pasto superano le soglie di tassazione (4 euro per i cartacei, 8 euro per gli elettronici), soltanto sull’eccedenza vanno versati i contributi. Il vantaggio è cospicuo anche per il dipendente poiché su quel valore non deve pagare dei contribuiti e dunque il potere d’acquisto è maggiore rispetto a quello che avrebbe se ricevesse la medesima somma in busta paga. 

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