La settimana corta di lavoro in Italia: le aziende che la adottano. Il parere di manager e dipendenti

La settimana corta sta catturando sempre più l’attenzione nel mondo del lavoro. L’idea è quella di ridurre il numero di giorni da dedicare all’attività professionale, passando da cinque a quattro, mantenendo la stessa quantità di ore lavorative oppure diminuendole pur garantendo ai dipendenti lo stesso stipendio. 

Questo modello, che persegue un approccio più flessibile al lavoro, è stato adottato anche da alcune aziende in Italia e potrebbe ulteriormente diffondersi nel prossimo futuro. L’idea di diminuire le ore lavorative ha lo scopo di incidere in maniera positiva sulla qualità della vita dei lavoratori, sul benessere delle aziende e sulla produttività delle risorse umane.

Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano, ha evidenziato a Il Sole 24 Ore che “le aspettative delle persone sono cambiate: flessibilità, autonomia, spazio per le proprie passioni, contano oggi quanto la retribuzione e spesso più della sicurezza contrattuale”.

settimana corta lavorativa
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Settimana lavorativa corta in Italia: favorevoli e contrari tra manager e dipendenti

Una survey curata dal Centro Ricerche di AIDP (Associazione Italiana per la Direzione delle Risorse Umane), guidata dal professor Umberto Frigelli, ha evidenziato che il 53% dei manager delle risorse umane sarebbe favorevole alla settimana corta. Il 79% di loro ha affermato anche che potrebbe migliorare la conciliazione vita-lavoro, il 49% ritiene che aumenterebbe il benessere psico-fisico dei lavoratori e il 27% pensa che incrementerebbe la motivazione dei dipendenti.

Tra i contrari, però, si nota che il 50% ritiene che la settimana corta non sia compatibile con l’attuale situazione economico-produttiva, il 37% si è soffermato sulla difficile implementazione a livello organizzativo, il 28% ha dichiarato che implicherebbe un orario di lavoro giornaliero di 9-10 ore. 

Una ricerca realizzata da Assirm (Associazione che riunisce le maggiori aziende italiane che svolgono ricerche di mercato) ha rilevato, a conferma di quanto riportato sopra, che il 55% degli italiani sarebbe disposto a guadagnare meno pur di avere a disposizione qualche giorno libero in più.

Il giuslavorista Luca Failla ha evidenziato, sulle colonne de Il Sole 24 Ore, che “l’introduzione della settimana corta a parità di salario in Italia sarà possibile solo a patto di fissare e rispettare il cosiddetto rendimento atteso dalle aziende rispetto ai propri dipendenti“. Nello specifico si tratterebbe di “cambiare paradigma del contratto di lavoro subordinato sino ad oggi praticato in cui le aziende, con il contratto acquistano e pagano la prestazione del dipendente per una certa quantità di tempo ma non il risultato di quell’attività”.

Vantaggi e potenziali svantaggi della settimana corta

Una settimana con quattro giorni lavorativi assicurerebbe una maggiore flessibilità, soddisfacendo le esigenze di dipendenti e aziende. Le risorse umane avrebbero più tempo a disposizione per una migliore conciliazione tra attività professionale e vita privata, riducendo anche il livello di stress e di burnout.

L’adozione della settimana corta richiede comunque un importante cambio culturale e una rimodulazione dei tradizionali modelli e Contratti Collettivi Nazionali di lavoro. La riduzione del numero di giorni lavorativi potrebbe portare a un aumento delle responsabilità e delle attività da svolgere in ciascuna giornata e potrebbe non essere adatta a tutte le aziende e a ogni settore. Va anche considerata una serie di fattori economici.

  

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Quali aziende adottano la settimana corta in Italia

  • Essilux (EssilorLuxottica). La nota multinazionale operante nel settore ottico ha sperimentato una modalità che prevede 20 settimane con 4 giorni lavorativi ciascuna, mentre le restanti rimangono da 5 giorni. Una scelta permessa dalla copertura della riduzione dell’orario, sostenuta in gran parte dall’azienda e in misura minima dai lavoratori, attraverso i permessi individuali retribuiti.
  • Intesa Sanpaolo. L’Istituto Bancario si è dotato di un maxi pacchetto di flessibilità, che include lo smart working fino a 120 giorni all’anno e la distribuzione dell’orario su 4 giorni anziché 5. Circa 28.500 dipendenti hanno richiesto l’abilitazione a questa modalità. Va ricordato che nel settore bancario è attivo il nuovo CCNL, che prevede la riduzione dell’orario settimane da 37,5 a 37 ore: un equivalente di circa quattro giornate di lavoro in meno all’anno.
  • Lamborghini. L’azienda automobilistica ha siglato un accordo con RSU, Fiom, Fim riguardo al Contratto Integrativo Aziendale, che prevede la novità della settimana corta con la riduzione dell’orario di lavoro e un aumento del salario annuo.
  • Lavazza. L’impresa attiva nel settore alimentare ha introdotto i cosiddetti venerdì brevi tra maggio e settembre: i collaboratori del centro direzionale hanno potuto beneficiare dell’uscita anticipata dopo cinque ore di lavoro rispetto alle canoniche otto, impiegando parte dei riposi individuali previsti dal CCNL. 
  • Rigoni. In questo caso, sempre in campo alimentare, è stato sperimentato il venerdì breve: i dipendenti lavorano per otto ore e mezza al giorno dal lunedì al giovedì e il venerdì escono alle ore 14.00.

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